sistema linfatico
TRAUMI DEI VASI CHILIFERI
Malattie dei vasi chiliferi
I vasi chiliferi sono dei vasi linfatici di piccole dimensioni che assorbono i grassi (chilo) nell’intestino tenue. Ogni capillare chilifero confluisce all’interno di un dotto linfatico, di maggior calibro. L’ aspetto del chilo è lattescente. Per l’alto contenuto di chilomicromi , corpuscoli contenenti grassi a base di triglicesidi a catena lunga.
Le malattie dei vasi chiliferi sono generalmente congenite e si manifestano fin dai primi anni di vita. Si tratta di patologie rare, che colpiscono la cisterna del chilo, serbatoio centrale al di sotto della cupola diaframmatica (noto anche come cisterna chyli o di Aselli-Peequet) e/o il Dotto Toracico e comportano l’accumulo di chilo (la linfa generata in fase digestiva all’interno dell’intestino tenue) in organi o spazi anatomici (come l’addome e/o il torace) dove, però, non si dovrebbe trovare.
Le cause delle malattie dei vasi chiliferi
Nella maggior parte dei casi la patologia è provocata dall’alterazione della struttura anatomica del sistema linfatico intestinale lungo il suo percorso dall’intestino alla cisterna chyli ad al Dotto Toracico. Questa malformazione ostacola in maniera considerevole il corretto drenaggio dei collettori linfatici ubicati lungo la parete dell’intestino tenue, i quali sono ripieni di chilo e si dilatano. Data la posizione retro e/o peritoneale, può verificarsi la rottura di questi vasi linfatici. La loro rottura comporta la perdita e la fuoriuscita del chilo, che può così riversarsi nella cavità peritoneale e/o nella cavità toracica.
I traumi dei vasi chiliferi
I traumi del sistema chilifero possono essere la conseguenza di due tipi di lesione:
Trauma chiuso
non c’è interruzione dei tegumenti né continuità tra ambiente interno dell’organismo ed esterno. La parete della via chilifera viene lacerata o dissecata;
Trauma aperto
la forza del trauma causa lacerazione, interruzione e separazione dei tessuti, e la via chilifera può essere completamente rotta.
Nei traumi chiusi, si formano raccolte di linfa di diverso tipo, in grado talora di autoeliminarsi o di riassorbirsi. Non mancano, però, casi più gravi in cui può svilupparsi un’infezione dalla possibile evoluzione anche nell’ascessualizzazione. Inoltre, quando questi traumi dei vasi linfatici sono associati a liafangite, possono scatenare edemi persistenti da reflusso chilosogravitazionale estesi anche ai genitali esterni ad agli arti inferiori.
Quando, invece, il trauma è aperto, si va incontro alla perdita esterna di linfa (linforragia, la cui portata varia in base alla zona interessata dalla lesione: se i vasi linfatici sono a bassa pressione sarà minima, mentre la perdita può diventare persistente con l’aumento di pressione) e si creano le migliori condizioni per un’infezione.
I trattamenti terapeutici per le malattie dei vasi chiliferi
Di fronte ai casi più acuti, gli specialisti possono ritenere necessario l’intervento chirurgico, la cui tipologia è commisurata all’entità della lesione, alla sua sede anatomica ed alla sua estensione. Le diverse procedure chirurgiche possibili includono:
Il drenaggio del chiloperitoneo (o ascite chilosa, versamento di chilo nella cavità peritoneale) % del chilotorace (se il versamento interessa uno od entrambi i cavi pleurici);
L’asportazione di cisti chilose o del tessuto chilo linfangectasico malformato o displasico;
Le legature dei collettori linfatici chiliferi dislasici e anormalmente dilatati
Negli stadi iniziali e più contenuti, invece, può sicuramente essere d’aiuto una ad hoc, mirata non solamente alla limitazione dei grassi a base di trigliceridi a catena lunga (propri del chilo) ma anche al controllo del metabolismo. Talvolta, invece, quando la malattia è in fase più avanzata, può risultare utile ridurre la quantità di chilo prodotta a livello intestinale, ricorrendo alla somministrazione di nutrimenti direttamente nel sangue (NPT, nutrizione parenterale totale).